Una riforma epocale, futuristica, a tratti visionaria. Qualora fosse stata approvata, la Serie C sarebbe passata a 6 gironi con 10 squadre cadauno, con le cinque migliori classificate in corsa poi in una poule promozione composta da dieci squadre e da tre gironi, e le cinque peggiori classificate in una poule retrocessione, che avrebbe svolto la funzione di antipasto di fatto in vista dei playout. In una successiva fase si sarebbero svolti i playoff con le due migliori classificate dei tre gironi che avrebbero avuto accesso immediato a una fase avanzata degli spareggi. E vi avrebbe preso parte anche la vincitrice della Coppa Italia di Serie C.
Invece no! La proposta di riforma del format del campionato di Serie C, che avrebbe apportato innovazione, entusiasmo e buon senso, è stata bocciata. È quanto emerso ieri da Roma in merito all’assemblea svolta presso l’Hilton di Fiumicino. Soli 34 voti a favore, contro i 24 contrari e 1 astenuto fra tutte le squadre di Serie C dei tre gironi. Alle quali va sottratta la Juventus Next Gen poiché non ha diritto di voto (e visti i tempi che corrono, la Vecchia Madama ha altri grattacapi a cui pensare, con la possibile esclusione dalla Serie A). Per l’approvazione occorreva il quorum di 40 voti (perciò ne sarebbero bastati soltanto altri 6). Rimarranno comunque 4 le promozioni in B e 9 le retrocessioni in D.
Lapidario il commento del presidente della Lega Pro Francesco Ghirelli, tra i principali promotori della riforma ed evidentemente rimasto con le pive nel sacco: “Va preso atto del voto, senza se e senza ma, la proposta è stata respinta. Nessun commento da parte mia, solo la presa d’atto come è doveroso nel gioco democratico”.
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