A un dato momento: Forlì-Fanfulla e il difensore dimenticato in autogrill

Il Forlì ha vinto contro il Fanfulla grazie all’ennesimo partitone di Maggioli, Visani e Babbi. È una frase che solo sei mesi fa nessuno si sarebbe immaginato, a dimostrazione che questa non era la squadra più forte e una dominatrice annunciata, ma ha avuto la bravura di diventarlo. Maggioli, Visani e Babbi non erano titolari nell’idea iniziale, ma senza di loro e gli altri ragazzi ora il Forlì non sarebbe dove si trova ora e questo va a merito loro e di chi ha avuto il raziocinio di capire che le gerarchie andavano cambiate. Il posto di Maggioli era di Drudi, Visani era la riserva di Rossi, Lorenzo Babbi partiva in sesta fila o quasi in attacco. Babbi, appunto: ora intriga capire quale strada sceglierà per il suo futuro. È evidente che nella testa e nei piedi di Babbi ci sia un soccer di livello superiore, ma quello che sta passando qualche suo collega nelle categorie superiori è un invito a procedere con i passi giusti e un anno in C a Forlì sarebbe un gradino ad altezza giusta.

L’augurio più banale che si possa fare a Babbi è di non perdersi per strada. Una volta è successo che un difensore del Louhans-Cuiseaux, squadra francese che è solita vestire divise giallorosse alla stregua della Sammaurese dalla quale il Forlì ha attinto a piene mani nell’ultima sessione estiva di soccermercato, si sia perso per strada e il problema è che non è un modo di dire. Storia del tardo pomeriggio di domenica 7 febbraio 2021, corsia nord dell’Autoroute A36, area di servizio Aire d’Hyombre – A36 – APRR. C’è un signore che sta facendo benzina e viene avvicinato da un giovane col capello rasato, piuttosto elegante, in completo blu, giacca e cravatta.
“Scusi, lei per caso va a Belfort?”.
“No, perché?”.
“Sto cercando un passaggio per Belfort, ho un impegno lì”.
“E come mai cerca un passaggio qui?”
“Ero in autogrill a comprare qualcosa, ma il mio pullman è partito e mi hanno lasciato qui”.
“Ah. Così elegante era in giro per lavoro immagino”.
“Sì, trasferta di lavoro”.
“E che lavoro fa?”.
“Il difensore del Club Sportif Louhans-Cuiseaux, mi chiamo Thierry N’Joh-Eboa”.

La domenica nera del curriculum di accompagnatore di una persona fantastica era cominciata così. Il Louhans-Cuiseaux era diretto allo Stade Roger-Serzian per affrontare una trasferta di Coup de France: gol di Antoine Larose, Ibou Cissé e Pape Fara Gaye che poi segnerà anche nella propria porta per rendere meno pesante il passivo ai danni del Belfort. Un’impresa clamorosa per una squadra militante nel Championnat de France amateur 2 battere una compagine della National 2, ma prima del fischio d’inizio Thierry N’Joh-Eboa ha un problema più urgente da risolvere. Era l’ultimo della fila alla cassa dell’autogrill dell’Aire d’Hyombre e mentre usciva ha visto il pullman del Louhans-Cuiseaux mettersi in movimento. “Starà spostandosi per fare passare qualcuno”, pensa sul momento. Invece il pullman procede e guadagna l’autostrada. Non crede ai suoi occhi, ma è successo davvero: lo hanno lasciato a piedi. Esce e prova a raggiungere il pullman, niente da fare, nessuno si è accorto di lui. Torna in autogrill e telefona alla moglie.
“Cara, sono io: mi sa che faccio tardi”.
“Ah e come mai?”.
“Siamo all’autogrill dell’Aire d’Hyombre. Cioè, no: ci sono solo io. Il pullman è ripartito senza di me”.
“E adesso come facciamo?”
“Ora cerco un passaggio”.

In un mondo ancora nel bel mezzo della pandemia è tutto diverso. Il signore che fa benzina esce a Besançon ed è già qualcosa. Thierry N’Joh-Eboa strappa un passaggio e si fa lasciare alla stazione di Besançon per arrivare a Belfort, dove si disputerà la gara. Non ci sono treni per Belfort nelle ore successive, così dalla stazione telefona di nuovo alla moglie. La consorte è riuscita a parlare al telefono con il segretario del club, che viaggiava in auto con i dirigenti ed è giunto allo stadio molto prima rispetto al pullman della squadra.
“Thierry, dove sei adesso?”
“In stazione a Besançon, ma per il primo treno per Belfort c’è da aspettare una vita”.
“Prendi un taxi e fatti portare a destinazione, che a saldare poi pensa il Louhans-Cuiseaux. Ho parlato con il segretario, ha detto di fare così”.
“Ok prendo un taxi”
.
Intanto c’è la squadra che ormai in dirittura d’arrivo e si avvicina a Belfort: Thierry N’Joh-Eboa è una colonna storica dello spogliatoio, gli vogliono bene tutti, ma nessuno si è accorto che non è a bordo. Quando si gioca in casa del Belfort, le provinciali da sempre usano la tattica resa celebre da Josè Mourinho: parcheggiare il pullman davanti alla porta. Per Thierry N’Joh-Eboa è stato diverso: deve giocare con il Belfort, però il pullman parcheggiato lo ha visto sfilare via. Dalla propria residenza, la coniuge si fa dare un passaggio e si mette in moto verso Belfort per cercare di recuperare Thierry, per poi condurlo allo stadio dove si ricongiungerà ai suoi compagni.
Il pullman arriva allo stadio e ogni giocatore della squadra di monsieur Frédéric Jay prende le sue cose, da Bryan Bernard ad Etoughe, passando per Devarrewaere e Gyeboaho. L’accompagnatore come sempre esce per primo dal pullman, vede sfilare i suoi ragazzi ed è in quel preciso momento che gli si gela il sangue.
“Ommadonna. Dov’è Thierry N’Joh-Eboa?”
Poi l’accompagnatore sposta lo sguardo e vede la signora N’Joh-Eboa che lo punta con un livello di carica agonistica che poche ore dopoThomas Manzinali non raggiungerà mai in marcatura contro gli attaccanti del Louhans-Cuiseaux. Parte un franco confronto tra moglie e accompagnatore, dove per l’ennesima volta si capisce bene chi faccia parte del sesso debole e chi del sesso forte. Una domenica incredibile di soccer di provincia che l’accompagnatore ha sempre riassunto agli amici usando poche ma incisive parole: “Quella volta che la moglie di Thierry N’Joh-Eboa mi fece un culo così”.

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