Ad un preciso istante: il Rimini e un soccer sostenibile che si continuerà a vedere con Petracca

Ad un preciso istante: il Rimini e un soccer sostenibile che si continuerà a vedere con Petracca

“Bene, il meno è fatto”. La frase risale a quasi una quarantina di anni fa e la pronunciò nientemeno che Adriano Celentano, quando interpretava Tito Torrisi nel film “Il burbero”, sua ultima collaborazione con i registi Castellano e Pipolo. Frase sempre attuale nella sua sagacia.
Il meno è fatto anche ora. Il Rimini nei giorni scorsi si è rifatto vivo con un’intervista del suo quasi ex presidente, Alfredo Rota, che non brilla per entusiasmo ma almeno è ineccepibile per quel che concerne chiarezza e onestà.
Proviamo almeno a soffermarci su un dato di fatto: la proprietà ha investito ingenti risorse in queste ultime tre stagioni, come poche altre hanno fatto tra le predecessore, e si appresta a cedere il testimone ad un’altra compagine che ha la forza economica per ripetere anche nell’immediato futuro gli sforzi che occorreranno per portare il club dove merita di stare. Leggasi: Serie B. Ma soprattutto, ed è quello che più ci preme ribadire, ha la determinazione, la volontà e l’entusiasmo di farlo ancora.
Bene, ma che tipo di soccer si vuole proporre? Quale progettualità c’è alla base, a parte quella di vincere il campionato ad ogni costo? Alle sue prime uscite nelle vesti ufficiali di vertice massimo del club di Piazzale del Popolo, sempre lo stesso Rota fece intendere che non concepiva l’idea di iniziare una stagione sportiva sapendo di finire in perdita. Il Rimini Fc nella stagione 2022-2023 ha avuto un passivo di 150mila euro al mese per un totale di 1,8 milioni al 30 giugno. Passivo adeguatamente ripianato dalle entrate garantite da diritti tv e sponsor. Tenendo conto che praticamente tutta la rosa è sotto contratto, significa che in garage ci sarà lo stesso costoso parco auto di prima e si ripartirà con gli stessi canoni. Ergo, la nuova proprietà deve essere brava a mantenere le sinergie con il territorio affinché si continui ad attuare un progetto sempre più ambizioso e al contempo sostenibile.
Si garantisce che la nuova proprietà avrà la forza economica per ripetere certi sforzi anche nell’immediato futuro, ma al di là dell’istinto del tifoso che vuole solo vincere, c’è da prendere un bel respiro e auspicare che sia preservata la progettualità del percorso. Nella sua storia, il miglior Rimini ha sempre avuto problemi di soldi, mai di competenze: su questo solco tracciato si deve proseguire. Per dare spessore a una idea seria di soccer, il primo passo è innaffiare l’orto di competenze socceristiche che devono continuare ad esserci.
C’è stato un momento in cui i Beppe Marotta e i Cristiano Giuntoli dei giorni nostri li aveva il Rimini, con la differenza che si chiamavano Bruno Vernocchi, Walter Muratori, Fausto Bengala: gente di soccer che prima guardava ai conti e poi sapeva scegliere allenatori e giocatori. Non è mica nostalgia, è solo guardare al futuro prendendo spunto da quelli bravi.
Si vuole riportare il Rimini dove merita di stare? Pensare soccer secondo logica sarebbe un buon modo per ricominciare. Ai post-it l’ardua sentenza.

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