Da quando attaccare civili in nome di cause nobili (nobiltà tutta da dimostrare) è stato sdoganato di ogni stigma, dobbiamo fare i conti anche con l’accettazione dei danni collaterali come normale prassi in un processo di miglioramento (del tutto ipotetico).
Infatti è di questi giorni l’ennesimo caso in cui un genitore complica la vita dei figli con la propria insipienza.
Prima di parlare di quella mamma che dà della scimmia ad una giocatrice della squadra avversaria in diretta sui social facciamo un passo indietro.
Qualche mese fa il papà del nostro Shpendi è entrato in campo per mettersi d’accordo con il portiere avversario sul concetto di fallo di gioco non intenzionale, dato che l’arbitro non era in grado di dirimere la questione in modo soddisfacente.
Qualcuno ha chiosato “lo ha fatto a tutela della nostra città”.
Qualche anno fa, un generosissimo Allenatore entrò in campo, buttando nel bidone la propria carriera, per difendere i suoi ragazzi e la nostra città.
E quindi?
Quindi non tutte le reazioni sono uguali.
Mettiamo che la ragazza offesa abbia tenuto un comportamento falloso al limite della violenza e l’arbitro, inesperto, non sia stato in grado di tenere in pugno la partita, mettiamo anche che l’allenatore del Rimini abbia ignorato gli inviti di quello della squadra ospite per cercare di PREVENIRE il sorgere di problemi.
Date queste premesse, la reazione del genitore è comunque fermamente da censurare.
Ti vuoi fare giustizia da sola, perché pensi di essere l’ultima linea di difesa?
Bene, aspetti la fine della partita e affronti a viso aperto il tuo avversario, non con offese razziste da vigliacchi di periferia.
E infatti la ragazza, ben più intelligente della signora, ha deciso di risolvere la questione in modo costruttivo e diretto e se non fosse intervenuto in modo intempestivo il pubblico presente, ora avremmo una situazione definibile come ottimo paretiano.
La signora avrebbe capito come si sta al mondo.
L’arbitro come si deve arbitrare.
Gli allenatori come si allena.
La ragazza offesa, lei ha già capito tutto, non ha bisogno di ulteriori insegnamenti.
Invece no, purtroppo il pubblico, ebete, ha rovinato tutto impedendo la prima legge della dinamica di Castori: provocazione chiama reazione.
Da questo comportamento davvero inopportuno, deriva poi una serie di nefaste conseguenze, di danni collaterali.
Per prima cosa la ragazza offesa, che avrebbe meritato la soddisfazione di far rimangiare, insieme a qualche molare, l’odiosa offesa.
Le figlie della signora in questione, la cui esistenza deve essere già abbastanza complicata dall’avere un genitore così furbo.
Che insegnamento trarre da questa piccola tragedia di provincia?
Cerchiamo di limitare i danni collaterali, provocazione chiama reazione e se la sbrigano tra loro.
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