Gli occhi di tutta la Romagna puntati addosso: domani torna il derby

Nell’aria plumbea tipica della metà di febbraio, il Morgagni, covo di sogni e sudore, si prepara a risorgere dall’ombra della pausa forzata, risvegliando gli echi di una sfida romagnola che promette fuoco e fiamme. Domani, nel primo pomeriggio, l’arena riaccoglierà i suoi guerrieri per il confronto con l’Imolese, un avversario affamato, posizionato al settimo posto con 33 punti, lì, proprio sulla soglia dell’olimpo.
La giovane squadra rossoblù, con le cicatrici ancora fresche della retrocessione, si schiera sotto il vessillo di Domenico D’Amore, un comandante temprato nelle trincee della formazione Juniores, ora promosso alla guida della prima squadra. Ma quella panchina, prima che gli occhi di D’Amore si fossero posati su di essa, aveva conosciuto le ossa di Mauro Antonioli, l’attuale sovrano dei destini del Forlì, un passato che in quella scacchiera del destino sembra intrecciarsi come fili di un oscuro disegno.
L’Imolese, con la sua marcia iniziatica e la gloria fugace, giunge a Forlì dopo aver inflitto un 2-0 al Certaldo due settimane or sono, un atto che conferma la sua fermezza nei duelli casalinghi, un baluardo di 19 punti in 12 battaglie. Eppure, il suo spirito errabondo in terra straniera non conosce tregua: cinque volte ha gustato la dolce vittoria (sugli acciottolati di Progresso, Certaldo, Sangiuliano City, Prato e Fanfulla), ma altrettante volte ha incontrato il pugno di ferro della sconfitta. Mentre l’Under 19 dell’Imolese, in marcia verso la gloria nel torneo di Viareggio, recluta sette giovani guerrieri per la causa della prima squadra, il destino ha voluto che non tutti siano disponibili per la prova cruciale di domani, poiché la Juniores danza sul filo del rasoio contro i selvaggi del Melbourne City.
È noto che l’Imolese abbia già infranto le difese del Forlì nel secondo turno della Coppa Italia, un trionfo travolgente di 1-3 nel cuore del Morgagni, un ricordo che ancora brucia nell’anima dei galletti. E ora, ancora, torna in casa dei mercuriali a giocarsi la disputa della vita, il famigerato derby di Romagna. Ma in questo preciso momento, i ricordi si fondono con la polvere dei campi, con il sudore delle lotte passate e la promessa di scontri futuri.
Il Forlì, con la sua trincea difensiva e le lance levate, aveva tenuto testa ai rossoblù in una notte di sabato, il 14 ottobre, strappando un prezioso pareggio 1-1, un equilibrio fragile come il filo di una lama. Merlonghi aveva suonato il corno dell’attacco, ma la risposta di Capozzi aveva richiamato i tuoni dei cieli oscuri. Nonostante le promesse dei cannoni silenziosi, l’attacco del Forlì oggi langue con i suoi 23 gol, uno dei più timidi del torneo, mentre la sua difesa, quella barriera di uomini d’acciaio, si erge al secondo posto, con soli 19 varchi aperti, un baluardo che solo la capolista Ravenna osava sfidare.
Tra le fila nemiche c’era un volto noto, un figliol prodigo tornato a casa, Manuel Garavini, il ragazzo di Forlì, che con i suoi 22 anni porta il peso della battaglia nel centrocampo, 17 volte in campo quest’anno, un guerriero a tutti gli effetti.
L’Imolese, con la sua storia scolpita nelle pietre della leggenda, vanta 21 pellegrinaggi nella terra di Serie C, un’epopea che risale ai tempi antichi del 1919. I destini di Forlì e Imolese si sono avvinghiati per ben 28 stagioni, tra le pieghe oscure della Serie C, della Serie D e dell’Eccellenza. In questi 55 duelli, la bilancia del destino pende leggermente a favore dei galletti, con 27 vittorie, 17 parità e 11 sconfitte, un equilibrio precario come l’ordito di una tela.
Per la battaglia imminente, mister Antonioli sarà costretto a fare a meno dei suoi valorosi, dei guerrieri squalificati Maggioli e Gaiola e dei feriti sul campo, Casadio e Rossi, mentre Graziani combatteà altrove, a Viareggio, sotto i colori della Rappresentativa di Serie D. Ma tra le fila biancorosse si agita Ballardini, pronto a rialzare la spada, mentre i sussurri degli dei del soccer danzano intorno alla sorte di Mario Merlonghi, un guerriero ferito che potrebbe cedere il passo a Babbi, un’altra freccia per l’arco di Antonioli.

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