I doni della morte – Parte 1

I doni della morte – Parte 1

Finito il campionato, dicono che ci apprestiamo ad assistere alla nuova rivoluzione societaria.
Del resto se le cose non vanno come dovrebbero, si deve cambiare, il che non spiega perché l’anno scorso quando le cose sono andate come avrebbero dovuto, si è cambiato ugualmente.
Ah già, Toscano era giudicato non adatto alla categoria, mentre invece Artico… del resto il fiore perfetto è una cosa rara. Se si trascorresse una vita a cercarne uno, non sarebbe una vita sprecata.

Che poi, salvati ci siamo salvati e questo era l’obiettivo stagionale (o no?), un giro intorno ai play off, lo abbiamo fatto, cosa pretendiamo di più?
Ah ecco, forse si pretendeva che il valore del Cesena crescesse a fronte degli investimenti per puntellare la rosa nella nuova categoria.
Eh ma il nome della rosa che cos’è, è solo un nudo nome senza un significato; “cambia il tuo nome. In fondo, che cos’è un nome? Quella che noi chiamiamo una rosa, con qualsiasi altro nome, profumerebbe altrettanto dolcemente”

Il miglior giornalista di Cesena, certifica a fine marzo, che l’amore tra Fabio Artico (e la sua corte) e gli americani è finito, anzi, finirà con due anni di anticipo, rispetto all’intempestivo e contumace rinnovo del contratto.
Anzi di più! Ci dice che arrivare à côté dei playoff è un vero e proprio miracolo sportivo. In effetti i modi curiali di Mignani ricordano quelli di un pretino, ma addirittura qui ci sono gli elementi per una canonizzazione!?

Ricapitoliamo: cambio di proprietà, Zebi e Jozic non riscuotono la fiducia dei nuovi proprietari (figuriamoci il tenerone Viali), arrivano Lewis e Agostini che prendono in mano la situazione con una bella tripla, contratto lunghissimo a Luca Lewis, esautorano Zebi e comprano l’austriaco, di cui adesso non ricordo il nome… Liebher? Whirpool? Miele?
I giornali “grande colpo internazionale”!!! Faceva panchina nella serie B inglese!!! EVVIVA! Un fuoriclasse.
Poi arriva l’estate, provano a sostituire Jozic che però, quelle sourprise! ha un altro anno di contratto; lo sostituiranno l’anno successivo, non se ne sentiva l’esigenza, ma si vede che gli americani non erano soddisfatti del settore giovanile del Cesena.
Quando non si è in grado di scegliere le persone, poi si paga tutto molto caro.
Prendono il povero Stefanelli, che è l’unico DS assunto per fare la controfigura: i giornali, con il solito ottimismo, ci dicono che la sua formazione in area legale sarà utilissima per redigere i contratti.
Cioè abbiamo preso un DS per fargli fare il CAF, questo sempre secondo i soliti giornalisti che rilanciano le veline della Stefani.
Bisognerebbe scrivere un saggio sui giornalisti di Cesena, ma io non sono Umberto Eco e Montanari non è Mike Bongiorno, però andatevi ad ascoltare le interviste post partita di altre squadre per capire la differenza.
Poi succede quello che succede con i due Lewis e si arriva ad Artico.
Insomma, se nella gestione del Cesena c’è un filo logico, di certo gli americani ci inciampano.

ATTENZIONE: il noto giornalista ha sposato la causa di Aiello in tempi non sospetti, ante marcia si direbbe oggi, in contrapposizione al cattivo, al cattivissimo (?!) Lewis ed è venuto a sapere, chissà come, che Artico è stato proposto da Lewis e che nel suo contratto, sarebbero previste percentuali sulla vendita dei calciatori. Non sia mai!!! Il DS deve essere puro siccome un angelo!!!
Come osa Artico proporsi con una tale perniciosa richiesta?
Non sa costui che cursus honorum dei DS del Cesena è costellata di personaggi di specchiata moralità e che infanga la loro memoria, a proporsi in modo tanto venale??? (ironia eh, mi raccomando)
Indietro tutta perchè il diavolo ci mette la coda, il clan Lewis esce dalla porta, Artico entra dalla finestra: evidentemente gli americani che restano sono a corto di idee, perciò il nostro deve fare pippa e cominciare a preparare l’incenso per le celebrazioni liturgiche che ogni nuovo dirigente deve ricevere.
L’affare si complica ulteriormente in quanto, quei cani sciolti di Tuttocesena (capeggiati dal gran visir dei leccapiedi), intercettano il malumore del loro eterno nemico e sistemano Fabio Artico sul piedistallo dell’adulazione, circondandolo con uno steccato di irrazionalità e nascondendolo con quel mantello dell’invisibilità che chiamano “il nemico del mio nemico è mio amico”.
Interpellati sul caso, cioè su come si possa tenere bordone mi si risponde: “Eh ma sai se il Corriere si schiera in un senso, è buona regola mettersi dall’altra parte”… capito? È una questione adolescenziale.
Si fanno le cose per reazione, non per convinzione, del resto provocazione chiama reazione.

Entrambi i fronti non vedono o fingono di non vedere, la ineluttabile realtà della scelta: Artico è un DS da scuola guida, un novellino, non è colpa sua sia chiaro è sicuramente pervaso da buoni propositi, ma è senza esperienza in serie B e quella che ha, sarebbe meglio non averla (Alessandria).
Del resto però, non che io sia molto religioso, sapete, ma quando uno è disperato…