IL VASO DI COCCIO
Don Mimmo, per una di queste stradicciole, tornava bel bello da una passeggiata verso casa.
Dopo la voltata, la strada correva diritta, forse un sessanta passi, e poi si divideva in due viottole, a foggia d’un ipsilon: quella a destra saliva verso il monte, e menava alla cura: l’altra scendeva nella valle fino al Savio.
I muri interni delle due viottole, in vece di riunirsi ad angolo, terminavano in un tabernacolo. Il Mister, voltata la stradetta, e dirizzando, com’era solito, lo sguardo al tabernacolo, vide una cosa che non s’aspettava, e che non avrebbe voluto vedere. Due uomini stavano, l’uno dirimpetto all’altro, al confluente, per dir così, delle due viottole: un di costoro, a cavalcioni sul muricciolo basso, con una gamba spenzolata al di fuori, e l’altro piede posato sul terreno della strada; il compagno, in piedi, appoggiato al muro, con le braccia incrociate sul petto.
L’abito, il portamento, e quello che, dal luogo ov’era giunto il curato, si poteva distinguer dell’aspetto, non lasciavan dubbio intorno alla lor condizione.
Avevano entrambi intorno al capo una reticella verde, che cadeva sull’omero sinistro, terminata in una gran nappa, e dalla quale usciva sulla fronte un enorme ciuffo: due lunghi mustacchi arricciati in punta: una cintura lucida di cuoio, e a quella attaccate due pistole: un piccolo corno ripieno di polvere, cascante sul petto, come una collana: un manico di coltellaccio che spuntava fuori d’un taschino degli ampi e gonfi calzoni: uno spadone, con una gran guardia traforata a lamine d’ottone, congegnate come in cifra, forbite e lucenti: a prima vista si davano a conoscere per individui della specie de’ bravi.
– Signor allenatore, – disse un di que’ due, piantandogli gli occhi in faccia.
– Cosa comanda? – rispose subito don Mimmo, alzando i suoi dal libro, che gli restò spalancato nelle mani, come sur un leggìo.
– Lei ha intenzione, – proseguì l’altro, con l’atto minaccioso e iracondo di chi coglie un suo inferiore sull’intraprendere una ribalderia, – lei ha intenzione di far esordire domani Minnelli!
Molto tempo dopo, siamo ancora qui con il nostro pretino di campagna, ma ancora c’è gente che non ha capito che il nostro curato il coraggio non ce l’ha e se uno il coraggio non ce l’ha, non se lo può dare.
Probabilmente sono degli sciocchi oppure dei malpancisti in cattiva fede; di certo le critiche di cui è fatto bersaglio sono del tutto pretestuose.
Sappiamo già tutto.
Sappiamo che Mimmo alla fine il matrimonio tra il Cesena e la serie B lo celebrerà, ma avrà paura fino alla fine.
Credete a me che lo conosco da anni.
Se uno il coraggio non ce l’ha, non se lo può dare.
Quindi avanti tutta verso la serie B e le nere cassandre che aleggiano sopra questa merita promozione dovranno una estate prima di chiedere la testa del tremebondo curato di campagna.
Saluti da Mendocino CA.
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