La figura del manager ‘alla Ferguson’ presto a Cesena: con o senza Serie B

Prosegue il nostro viaggio nell’America che ci piace, quella liberal che vota Trump.

Mentre il Cesena, nonostante le esitazioni e le paure del proprio allenatore, cerca la meritata promozione nella serie cadetta, qui oltreoceano, si decidono i destini del Cavalluccio.

Incontro a Greenbow, il dottor Hancok, un medico in pensione che gestisce una rete di osservatori che copre l’intera Alabama.

Sorseggiando una limonata, discorriamo sulle dinamiche che interessano il Cesena e che negli USA non solo sono seguitissime, ma con la distanza e la terzietà tipica del mondo anglosassone, sono meglio decifrabili.

Hancock ci dice ad esempio, che l’ingresso del tedesco, americano di adozione, Klinsmann, è spiegabile in un progetto più ampio rispetto a quello finora considerato da media e tifosi locali.

Molti potrebbero pensare che il campione del mondo di Italia 90 abbia cercato, come ogni buon padre, un impiego al figlio.
Ma questo potrebbe essere un falso bersaglio, per depistare il vero disegno che si staglia dietro queste operazioni.

Per prima cosa gli americani non ragionano come noi, mai cercherebbero di apparecchiare la tavola per un figlio scarso: la meritocrazia non è negoziabile negli States.

E quindi?

E quindi il vero disegno potrebbe essere un altro, ci suggerisce Hancock; la guida tecnica del Cesena potrebbe passare di mano, una volta raggiunta la serie B, addirittura nella sciagurata ipotesi che il vantaggio sulla Torres si azzerasse, già in questo torneo.

Si tratterebbe di una rivoluzione copernicana nel soccer italiano, non un allenatore, ma proprietario che espande le proprie competenze divenendo un manager a 360 gradi: un po’ Ferguson, un po’ Luigi Fresco.

Pensate che sia difficile?
Questa non è missione difficile, è missione impossibile. Difficile è una passeggiata.